Per molti risparmiatori italiani le azioni Creval sono diventate un simbolo di promesse mancate e portafogli svuotati. Anche per un investitore siciliano la storia sembrava destinata a finire nello stesso modo: anni di acquisti, valore progressivamente azzerato, titoli diventati carta straccia.
Invece, il Tribunale di Palermo ha ribaltato il finale. Grazie al supporto tecnico-legale di Martingale Risk, l’intermediario è stato condannato a pagare 100.767,26 euro, più interessi e rivalutazione.

Un caso emblematico: acquisti ripetuti, rischi taciuti, portafoglio in frantumi

L’investitore aveva acquistato nel tempo azioni Creval, warrant e diritti di opzione. Una strategia che, con un’informazione corretta, sarebbe parsa quantomeno rischiosa.
Il punto è proprio questo: secondo quanto ricostruito dagli analisti di Martingale Risk, la banca non aveva mai spiegato davvero la natura rischiosa dei titoli, né aveva aggiornato il cliente sui progressivi segnali d’allarme che stavano emergendo sull’emittente.

Il risultato? Uno dei portafogli più tipici dei clienti traditi dal proprio intermediario: tanto rischio, zero consapevolezza.

Mifid “di facciata” e avvertenze inutili: la banca non supera la prova dei fatti

Come confermato in sentenza, i questionari Mifid risultavano superficiali, standardizzati, poco rappresentativi del reale profilo dell’investitore.
Le dichiarazioni di “operazione non adeguata”, poi, erano il classico modulo precompilato che vale poco o nulla quando il cliente contesta di non aver capito i rischi.

Il Tribunale ha ricordato un principio fondamentale (ribadito più volte anche dalla Cassazione):

La firma su un modulo non prova l’avvenuta informazione.
Serve dimostrare che l’informazione sia stata resa, chiara e specifica.

E questa dimostrazione, nel caso di specie, non c’era. Né i documenti, né il testimone della banca sono riusciti a fornire elementi concreti: nessuna spiegazione dettagliata dei rischi, nessun avvertimento specifico sul deterioramento dell’emittente, nessun reale confronto con il cliente.

La sentenza di Palermo: obblighi informativi violati e danno provato

Il Tribunale ha ritenuto pienamente fondata la tesi dell’investitore: se correttamente informato sulle criticità dei titoli Creval, non avrebbe investito.

E infatti ha:

• riconosciuto la violazione degli obblighi informativi;
• affermato il nesso tra omissioni della banca e perdita subita;
• quantificato il danno in 100.767,26 euro, sottratti i dividendi percepiti. 3105483s

Un elemento importante: il giudice ha chiarito che il danno esiste anche se i titoli sono ancora in portafoglio. La perdita nasce nel momento in cui il valore si azzera, non quando l’investitore decide di vendere.

Cosa significa per chi ha investito in azioni Creval

Questa decisione conferma un trend sempre più netto nel contenzioso finanziario: quando l’informazione manca o è solo di facciata, la responsabilità non resta addosso al cliente.

Molti risparmiatori hanno acquistato azioni Creval negli stessi anni, spesso senza sapere il livello reale di rischio del titolo, la situazione dell’emittente e le conseguenze possibili in caso di deterioramento del patrimonio della banca.

Chi non è stato informato correttamente può avere diritto a un risarcimento.

Hai perso soldi con le azioni Creval? Un controllo può fare la differenza

Se possiedi o hai posseduto azioni Creval, potresti trovarti nella stessa situazione dell’investitore che ha appena ottenuto il risarcimento.

Un’analisi tecnica può chiarire subito se anche nel tuo caso ci sono state carenze informative da parte dell’intermediario.
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